il Giappone in Italia
Nampa 1
Cari lettori, e carissime lettrici, e stracarissime lettrici giapponesi, in seguito al clamoroso successo avuto dalla presentazione del mio nuovo blog, ho deciso di scrivere subito un secondo articolo su un argomento che mi è molto a cuore e che sono certo essere a cuore a moltissime altre persone: le ragazze.
Frequentando Nippolandia da un po’ di tempo, devo ammettere che le differenze tra le ragazze giapponesi e le italiane sono innumerevoli.
Innanzitutto la lingua: le giapponesi parlano giapponese, mentre le italiane no (tranne qualche eccezione). Forse questo è un particolare che a molti è sfuggito, ma non al sottoscritto, sempre attento e vigile su ciò che lo circonda.
Molti miei amici mi chiedono come mai io abbia deciso di intraprendere lo studio della lingua giapponese e a loro naturalmente ho dato le risposte più variegate: perché affascinato dal modo di scrivere dei nipponici; per mantenere la mente allenata e combattere l’invecchiamento; per poter leggere un giorno i manga in lingua originale; perché è chic… ma la verità è una ed una soltanto: per approcciare le nippo-angels.
Mi spiace deludere le schiere dei miei fans, ma questa è la pura e semplice verità. E’ ora di fare outing.
In questo articolo ho la presunzione di descrivere in maniera semi-completa il complesso mondo femminile giapponese ed il modo per approcciare ed avere successo con le sollevantesi (Sol Levante’s girls).
Qualcuno potrebbe chiedermi: hai avuto così tante storie con ragazze giapponesi? Ed è proprio qui il punto: NO.
E proprio questa mia serie impressionante di insuccessi nell’inseguimento della mia nippo-metà è garanzia per voi di serietà in quanto vi basterà non applicare le mie tecniche amatorie e sicuramente la giapponese oggetto di desiderio sarà vostra, cadendo tra le vostre braccia come una pera cotta (rif. a Stanlio e Ollio).
Ma andiamo con ordine: questo articolo non è rivolto ai bei ragazzi o ai ragazzi ricchi, in quanto questi hanno certamente le porte aperte e non hanno bisogno di tecniche particolari.
Ci sono invece i meno belli, i normali, fino a raschiare il fondo ed arrivare agli sfigati come il sottoscritto, che oltre a non essere belli sono anche timidi e che non sanno proprio da dove cominciare. Se poi quando vedono una “pischella” nippica cominciano ad aumentare il battito cardiaco e a perdere bava dai lati della bocca, il discorso è molto complicato.
Primo punto: come faccio a conoscere ragazze giapponesi stando in Italia?
A questa domanda, in base alla mia esperienza posso rispondere così: è complicatissimoooooooooo!!!!!!!!!!
A meno che non si abbia la fortuna di avere qualche amico/a che abbia a sua volta qualche amico/a in Giappone che possa presentargli qualcuno/a da incontare/i (non c’entra la i ma era per mantenere il trend, scusate…), si può tentare di contattare qualche Jappica per corrispondenza. Ci sono molti siti che si propongono come scopo quello di mettere in contatto persone che vogliono scambiarsi delle lettere tradizionali (snail mails).
I famosi pen-pal che si erano sviluppati durante gli anni 80, ricordate? Ora ci sono anche per via elettronica. Potete ad esempio iscrivervi sul sito di Japanguide.com e andare nella sezione friends – pen pal, oppure sul sito Kawasaki International Culture Exchange Association e simili.
Il problema di questo tipo di approccio è che lo scambio di lettere è davvero lentissimo rapportato alla velocità dei giorni d’oggi ed il rischio è che dopo essersi scambiati vagonate di lettere (e passare dal pen pal al pen 2 pal) un giorno si decida di scambiarsi le foto e di ritrovarsi in mano la foto di un Nippo-mostriciattolo, parente di Godzilla, alla quale si era promessa amicizia eterna e si era invitata ad un incontro focoso indipendentemente dall’aspetto fisico. Il più delle volte anche la Godzillotta si ritrova inebetita con la nostra foto in mano e la voglia di fare harakiri per non incontrare il parente del mostro di Notre Dame (spesso le giapponesi confondono l’Italia con la Francia, lo sapevate?).
Di solito dopo l’invio delle foto non ci si scrive più ed ognuno ha la scusa che sia stato l’altro/a a non inviare più lettere e si sente sollevato/a (ma perché oggi mi è preso sta cosa dell’ o/a? Mannaggia che dramma…).
Naturalmente si può comunicare con ragazze che non amano le snail mails ma preferiscono scambiarsi delle email, il che rende la visione dell’orrido corrispondente più rapida (che fortuna! non c’è bisogno di scrivere a/o, perché corrispondente vale per entramb… ma l’ho riscritto per spiegarlo!! mannaggia!! che tragedia…).
Naturalmente non è detto che vada male. Magari si conosce la ragazza dei propri sogni e quando arriva la famosa foto, ci ritroviamo in mano la foto di una sosia di Erika Sawajiri o Juri Ueno, a voi la scelta! (naturalmente è anche possibile che quelle foto siano davvero di Erika Sawajiri e Juri Ueno e che andiate fino in Giappone entusiasti e poi vi troviate di fronte un Erika-Juri-Godzillica che vi confida piangendo di aver mandato quella foto perché aveva paura di essere rifiutata con in mano invece la foto di Tiziano Ferro con il vostro nome sotto).
Insomma per quella che è la mia esperienza questo modo di conoscere le giappiche è sconsigliabile. Troppo tempo per conoscere, troppe variabili imponderabili, troppa confusione.
Perché troppa confusione? Un esempio su tutti: quando si comincia a parlare con diverse ragazze succede inevitabilmente che alcune di loro hanno lo stesso nome. A me è successo ad esempio nel 2010. Avevo conosciuto su internet due ragazze con lo stesso nome: Saori.
Quando ero a Tokyo ho incontrato una di loro che in foto non sembrava niente male. E sapete cosa? Dal vivo era bellissimaaaaaaa!!!!!!!!!!
Unico “minuscolo” particolare: parlava solo giapponese colloquiale stretto. Mai una forma in MASU, ma tutto contratto e velocissimo.
Io che avevo da meno di una anno cominciato a studiare la lingua giappica (o nippica, che dir si voglia), capivo all’incirca il 2-3% di quello che diceva ed il nostro incontro è stato tutto uno scambio di risate (io ridevo pensando “Ma chi se ne frega di quello che dice! Io la amo!!”, e lei che probabilmente pensava “Ma che te ridi! Scemo!”).
Insomma, abbiamo passeggiato, siamo andati a prendere un caffè e poi ci siamo persi di vista.
Ma la cosa incredibile fu che la sera stessa mi mandò un’email dicendomi che non vedeva l’ora di uscire con me e che gli mancavo! Eureka! E’ fatta! Finalmente mi sposo!
Ma la cosa ancora più incredibile è che non si trattava di lei, ma dell’altra Saori, di cui mi ero completamente dimenticato in quei giorni.
Morale della favola: mi sono dato appuntamento con la Saori 2 nello stesso punto della Saori 1, convinto di dover aspettare la Saori 1 e rimanendo deluso nel non vederla arrivare finché dopo circa un’ora di attesa, e notando accanto a me una donna che aspettava anche lei qualcuno da circa un’ora, un dubbio mostruoso cominciò ad insediarsi nella mia già provata mente: ma non è che…?
Insomma, provai a chiedere alla mia compagna d’attesa come si chiamasse e quando mi rispose Saori, quasi mi venne voglia di gettarmi sotto il tram, ma visto che di tram da quelle parti non ne passavano, decisi di continuare la mia esistenza e di uscire con la Saori 2 che era anche lei bellissima, solo che parlava un giapponese ancora più stretto ed impossibile da captare dalle mie orecchie italiche, e così ci andammo a prendere un caffè guardandoci negli occhi e non potendo comunicare.
Lei era bella si, ma sembrava uscita da un salotto miliardario. Aveva un vestito tipo principessa anni 50, con pizzi, lazzi e gioielli da tutte le parti. Io ero vestito in jeans, maglione con pupazzi e scarpe tipo tennis.
Sembravamo il famoso Tao, inteso questa volta proprio come i due opposti, altro che complemento all’unità. Alla faccia del caro Bruce. Due opposti che si prendevano a cazzotti senza fondersi mai.
Il giorno dopo un americano che incontrai a Naka-Meguro e che aveva un bar lì, provò ad organizzarmi un incontro con una ragazza che sembrava interessata agli occidentali. Come si chiamava? Saori!!!
Anche con lei caffè, e mini-passeggiata. L’unica differenza con Saori 1 e Saori 2 era che Saori 3 era non bellissima, ma stupendaaaaaaa!!!!
La ragazza più bella che io abbia mai visto, tanto che tornato insieme a lei dal mio amico, lui mi chiese: “Allora, com’è andata?”.
Io gli confidai che poteva anche non esagerare e farmi uscire con Claudia Schiffer o Jennifer Lopez, avrei apprezzato lo stesso.
L’unico problema era che lei pensava solo ai soldi e su 1000 parole che sono uscite dalla sue bellissime e succulenti labbra circa 700 corrispondevano alla parola “business”.
Talmente era pesante nella sua ricerca del business, dei soldi e del successo, che dopo un quarto d’ora di chiacchierata ho fatto di tutto per staccarmi e sfuggire da lei, nonostante la meravigliosa visione dei suoi occhi, del suo viso, del suo corpo tutto!
Usciti dal bar l’ho ringraziata e salutata, dirigendomi verso il bar dell’americano, notando che lei mi stava seguendo. Salito su da lui, fummo raggiunti poco dopo da lei.
Non capirò mai il perché, nonostante anche lei mi avesse mostrato delusione per non essere di fronte ad un importante businessman ma a un normale umanoide non certo bello, di fronte ad una dea della bellezza, avesse poi deciso di andare dove stavo andando io. Quando chiesi delucidazioni all’americano naturalizzato giapponese, lui mi rispose che era normale. “Sono strane” fu la sua asserzione.
Comunque, in conclusione, fermo restando che ho capito che le Saori sono tutte bellissime, state attenti agli incroci di nomi e appuntamenti.
Se conoscete due ragazze con lo stesso nome, temiatene le conseguenze. Potrebbe essere la vostra fine.
Termino per ora qui il mio articolo, aspettando di sapere cosa ne pensate. E’ solo la prima parte dell’argomento e se mi spronerete ad andare avanti siate pur certi che terminata la 25^ parte del tutto, avrete un po’ più chiara la situazione su quello che è il modo di rimorchiare (nanpa wo suru) le ragazze giapponesi, o giappiche, o nippiche, o sollevantesi, o godzilloidi, o Saori, come più vi aggrada.
A presto.