il Giappone in Italia
Lezione 3
Terzo step. Ormai dò per appurato che siate in grado di presentarvi a dovere, in maniera gentile, in lingua giapponese. Ricordate?
HAJIMEMASHITE, WATASHI WA FLAVIO DESU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU
Magari se vi capita di doverlo fare non usate Flavio ma il vostro nome. Credo che sia meglio…
Ma quello non è il solo modo per presentarsi ed ora vediamo come poterlo fare in maniera differente. Cominciamo ad imparare una parola nuova: NAMAE vuol dire, come è facilmente comprensibile, “nome”.
Avevamo già visto l’utilizzo della particella NO, che quindi verrà utilizzata per creare il possessivo. Per dire “mio” sarà sufficiente unire a WATASHI, “io”, la particella NO. Dunque:
WATASHI NO = mio
Per dire “il mio nome” utilizzerò allora la forma:
WATASHI NO NAMAE
Chiaro? Credo proprio di si.
Quindi la frase WATASHI WA FLAVIO DESU, può essere anche meglio articolata dicendo:
WATASHI NO NAMAE WA FLAVIO DESU = il mio nome è Flavio, mi chiamo Flavio
Proviamo quindi a rifare tutto d’accapo:
HAJIMEMASHITE, WATASHI NO NAMAE WA FLAVIO DESU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU
Visto? Abbiamo già due possibilità diverse di presentarci!
Un altro modo ancora si forma se conosciamo il verbo ĪMASU. ĪMASU significa “dire” e vuole per forza (ma guarda tu sti verbi prepotenti) essere preceduto dalla particella TO. Ciò significa che per tradurre “si dice”, utilizzeremo la forma TO ĪMASU. A questo punto vediamo la nuova forma per presentarsi:
HAJIMEMASHITE, WATASHI WA FLAVIO TO ĪMASU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU = piacere, mi chiamo Flavio (“si dice Flavio” [il mio nome, sottinteso]), mi tratti bene per favore
E’ perfettamente interscambiabile con la forma studiata in precedenza, quindi potete utilizzarle indifferentemente, ma la cosa cambia se ci troviamo a dover parlare con un nostro superiore o se vogliamo essere molto formali. In questo caso il verbo da utilizzare non sarà più ĪMASU, ma MŌSHIMASU. E sapete cosa? Anche MŌSHIMASU vuole il TO. Ed il significato è esattamente lo stesso di ĪMASU. Non è altro che la forma “alta”, “formale” di ĪMASU. Presentiamoci quindi ora ad un superiore:
HAJIMEMASHITE, WATASHI WA FLAVIO TO MŌSHIMASU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU
Eccoci di ritorno. In base a quello che abbiamo studiato finora, siamo in grado già di formare qualche frase leggermente più articolata. Ad esempio mi posso presentare specificando che sono uno studente universitario:
HAJIMEMASHITE, WATASHI WA FLAVIO DESU. DAIGAKU NO GAKUSEI DESU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU
Un piccolo trucco: siccome in questa frase si ripete due volte il verbo DESU, e le due frasi corrispondenti sono separate da un punto, e in base al concetto di Tao, alla fluidità, alla scorrevolezza delle cose, che un segno di interpunzione potrebbe limitare, si può “tagliare” il primo DESU e sostituire il punto con una virgola, rendendo appunto la frase più scorrevole. Questo anche perchè il soggetto è sempre lo stesso. Sarà quindi:
HAJIMEMASHITE, WATASHI WA FLAVIO DE, DAIGAKU NO GAKUSEI DESU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU
Una presentazione del genere farà capire al vostro attento interlocutore giapponese che state studiando seriamente la lingua e che la padroneggiate a dovere. Quindi siete fottuti perché vi parlerà da quel momento in poi velocissimo, in dialetto e con richiami alla letteratura classica e a termini tecnici.
Forse è meglio evitare, non so,…fate voi.
Se voglio invece specificare che lavoro per la Toyota, la forma sarà:
HAJIMEMASHITE, WATASHI WA TOYOTA NO FLAVIO DESU. DŌZO YOROSHIKU ONEGAISHIMASU
Nota: il dittongo EI potrebbe anche essere scritto come Ē, così come nel caso del dittongo EE, ed EI viene praticamente letto come una E allungata dai giappici, ma preferisco scrivere il dittongo EI in questa maniera, così da ricordarmi che Ē è riferito nei miei testi a EE. Sono scemo? Forse. Ma per me è più chiaro. “E allora perché nun fai la stessa cosa co UU e OU?” potrebbe obiettare il lettore attento e impiccione… Non è la stessa cosa!!! Fatte l’affari tua! Questo è il mio metodo!!!
In conclusione quindi non leggete MEISHI come “meishi”, ma come “meeshi”. Ok?
Approfondimento:
Abbiamo già visto come si traduce “io” in giapponese. In realtà potete trovarlo scritto o pronunciato in maniera differente. In particolare i ragazzi usano spesso BOKU, e si usa anche in famiglia o tra amici. Naturalmente non possiamo sostituire BOKU a WATASHI in una presentazione formale, ma in una amichevole si:
BOKU WA FLAVIO DESU. YOROSHIKU
Le forme colloquiali in verità sono molto variegate, ma ne parleremo meglio più avanti. Se si è molto in confidenza o per darci un tono, potremmo anche utilizzare ORE o JIBUN. Le femmine preferiscono invece pronunciare WATASHI senza però la W iniziale, quindi: ATASHI. E’ più femminile, più elegante. Al giorno d'oggi in realtà alcune ragazze giocano sulla cosa e parlano con un linguaggio maschile usando ad esempio BOKU. Contro il sistema! Yo!!
Se il momento è molto formale, si può addirittura usare l’”antico” e ormai quasi del tutto in disuso WATAKUSHI (la U in mezzo non si pronuncia). Si può ad esempio sentire spesso nei film di samurai o nei discorsi dell’imperatore.
Ma come si dice allora “tu”? Eccovi accontentati: ANATA.
In corrispondenza di BOKU, alla stessa stregua possiamo sentire invece di ANATA, KIMI o in corrispondenza di ORE, OMAE. Le femmine a volte usano ANTA invece di ANATA. “lui” si traduce invece KARE e “lei” KANOJO. Per formare il plurale (noi, voi, loro) utilizziamo TACHI unendolo alla parola del singolare o a volte RA. GATA rende il plurale di tu, quindi “voi”, molto più dolce, vi consiglio di utilizzarlo in vece di TACHI. Io ormai lo uso sempre e noto che la cosa piace molto.
FORMALE |
FORMALISSIMO |
AMICHEVOLE |
INTIMO |
FEMMINILE |
|
IO |
WATASHI |
WATAKUSHI |
BOKU |
ORE/JIBUN |
ATASHI |
TU |
ANATA |
KIMI |
OMAE |
ANTA |
|
LUI |
KARE |
||||
LEI |
KANOJO |
||||
NOI |
WATASHI TACHI |
WATAKUSHI TACHI |
BOKU TACHI /RA |
ORE/TACHI |
ATASHI TACHI |
VOI |
ANATA GATA / TACHI |
|
KIMI TACHI |
OMAE/TACHI / RA |
ANTA TACHI |
LORO (M, M+F) |
KARE RA / TACHI |
|
|
|
|
LORO (F) |
KANOJO TACHI / RA |
Piccolo vocabolario:
NAMAE = nome
(TO) ĪMASU/MŌSHIMASU = dire
DE = abbreviazione di DESU in frasi con più argomenti
MEISHI = bigliettino da visita
WATASHI/BOKU/ATASHI/ORE/JIBUN/WATAKUSHI = io (un altro termine usato dai giovani è WASHI)
ANATA/KIMI/OMAE/ANTA = tu
KARE = lui
KANOJO = lei
WATASHI/WATAKUSHI/BOKU/ORE TACHI = noi (+ BOKU RA)
ANATA/KIMI/OMAE/ANTA TACHI = voi (+ OMAE RA e ANATA GATA)
KARE/KANOJO TACHI = loro - maschi o maschi e femmine mischiate nel caso di KARE TACHI, solo femmine nel caso di KANOJO TACHI (+ KARE/KANOJO RA)